ALPINI NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE

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Personale scolastico

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Quest’anno ricorre il centenario dell’inizio della prima Guerra Mondiale, un evento che trasformò radicalmente la società com’era fino ad allora (e che poi portò ad un desiderio di vendetta della Germania arrivando così alla seconda Guerra Mondiale).

Alcune classi quinte per la ricorrenza hanno partecipato a degli incontri tenuti da alpini della provincia Granda per capire l’importanza di questo reparto militare prima, durante e dopo il conflitto. L’alta tensione che si era formata tra le maggiori potenze europee era causata da diversi fattori: in primo luogo dagli attriti provocati dalla divisione in due blocchi politici contrapposti. Se, da una parte, la Germania poteva contare sull’appoggio dell’impero Austro-Ungarico e dell’Italia, con cui formava la Triplice Alleanza, dall’altra la Francia era supportata dall’Inghilterra e dalla Russia, legate dalla Triplice Intesa. Gli Alpini rappresentavano una percentuale importante dell’esercito italiano, grazie ad un servizio di leva di 5 anni, decisamente superiore agli altri comparti militari. Un altro dato importante rivela che la maggioranza dei ragazzi residenti al nord Italia rispettava la chiamata di leva, anche se ciò significava perdere braccia forti per lavorare nei campi, mentre al sud molti sceglievano di percorrere la strada del brigantaggio o di auto-mutilarsi rendendosi invalidi al servizio militare. L’appoggio che gli Alpini diedero all’esercito italiano in termini di conoscenza del territorio montuoso fu fondamentale. Il contributo dato dagli Alpini nella Grande Guerra è ampiamente evidenziato dalle seguenti cifre: ufficiali, sottufficiali e alpini morti 24.876, feriti 76.670, dispersi 18.305. In totale i “caduti cuneesi” dal 24/5/1915 al 4/11/1918 sono 10.786, di cui 5388 caduti per ferite riportate in combattimento (il che fa pensare a quanto fossero deplorevoli le condizioni igieniche nelle trincee), 4605 per malattia, 1609 dispersi in combattimento (alcuni tentarono la fuga volontariamente durante gli scontri facendo perdere le proprie tracce). Inoltre, un altro dato rilevante è il numero di caduti cuneesi di età compresa tra i 18 e i 39 anni, che rappresentano il 98% delle perdite complessive. Quelli tra i 20 e i 26 anni pesano per il 54% del totale. Di 110 caduti, di cui 104 morti in prigionia, non si conosce la data del decesso. Il giorno col maggior numero di caduti cuneesi è stato il 16 settembre 1916 con ben 88 caduti. Il motto degli alpini “Di qui non si passa” fu coniato dal generale Luigi Pelloux, primo ispettore generale degli Alpini, che nell’ottobre 1888, in occasione di un banchetto ufficiale per la visita a Roma dell’imperatore di Germania, concluse un discorso sugli Alpini dicendo: «Essi simboleggiano quasi, all’estrema frontiera, alle porte d’Italia, un baluardo sul cui fronte sta scritto “Di qui non si passa”». Un po’ più noto forse è il motto: “Alpino per un giorno, Alpino per sempre”.

 

Francesco Paladino, Lorenzo Matta 5^M