Venerdì 25 febbraio 2022, in Aula Magna, le classi 2ACHI, 2BCHI e 2ABIO hanno partecipato ad un interessante seminario sulle microplastiche tenuto da due ricercatori del Dipartimento di Chimica dell’Università degli Studi di Torino, il dott. Luca Rivoira e il dott. Michele Castiglioni.
Accompagnati dalle riflessioni dei due relatori abbiamo capito cosa sono le microplastiche, quali sono le condizioni in cui si originano, quali sono i comparti ambientali in cui più si accumulano e perché stanno diventando un problema per gli ecosistemi.
Queste minuscole particelle solide possono avere un’origine primaria (se derivano da prodotti che le contengono, ad esempio alcune creme e dentifrici) o secondaria (se si generano dalla degradazione di materiali polimerici abbandonati nell’ambiente per azione di agenti fisici e atmosferici); persino il lavaggio di indumenti e tessuti sintetici può portare alla formazione di fibre che finiscono nelle acque di scarico.
Le microplastiche si accumulano nelle acque e costituiscono un pericolo per la salute dell’ecosistema: infatti esse possono essere ingerite dai pesci causandone la morte in seguito ad un falso senso di sazietà che li porta a non nutrirsi, ma possono anche accumularsi lungo la catena trofica ed arrivare fino all’uomo (magari dopo aver adsorbito sulla loro superficie delle sostanze tossiche).
Ancora poco studiato è l’impatto delle microplastiche sul comparto suolo: il progetto che sta attualmente impegnando i ricercatori (chiamato PLASTISOIL) permetterà di capire se ci siano delle correlazioni tra la presenza di microplastiche nel terreno e la fertilità dello stesso. Ma da dove provengono le microplastiche che si accumulano nel suolo? In primis dai fanghi derivanti dalla depurazione delle acque che vengono utilizzati come fertilizzanti, ma anche dalla pratica agricola della “pacciamatura” e dall’abbandono nell’ambiente di rifiuti in materiale sintetico (ricordiamoci che lo sono anche le mascherine e i mozziconi di sigaretta!)
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