LA MALORA DI BEPPE FENOGLIO

Avatar utente

Personale scolastico

0

Nel mese di ottobre, la classe 3°A ha letto ed analizzato in modo approfondito con il professor Mondino Ezio il lungo racconto “La malora”, dove gli alunni hanno svolto una recensione accurata del libro in questione. Il racconto appartiene alla corrente letteraria del Neorealismo sviluppatasi in Italia nella prima metà del ‘900 di cui Fenoglio era uno dei maggiori esponenti.

L’opera viene ambientata dopo la seconda guerra mondiale nelle Langhe piemontesi (S. Benedetto, Niella, Alba) del dopoguerra, con uno scenario di miseria e povertà della popolazione contadina. Il protagonista, Agostino Braida, figlio di miseri contadini viene “giustato” come bracciante dal padre, a servire da Tobia Rabino, al Pavaglione, dove trascorrerà tre lunghi anni. Al Pavaglione, Agostino, impara cos’è il duro lavoro e la sofferenza per la fame. Il protagonista viene trattato con severità dal padrone. In tutto il racconto viene fuori la cattiveria e la crudezza della vita con l’uomo (una vittima è Costantino, il quale è l’ennesimo sventurato colpito dalla miseria). Duri sono i rapporti di Tobia nei confronti della moglie e dei suoi figli. Dal racconto scaturisce la povertà della vita contadina dell’epoca degli anni ’30, una vita di stenti di molte famiglie povere. Agostino vive, quindi, poveramente, l’unica gioia della sua giovinezza è Fede, una parente dei Rabino che, in seguito ad un malanno della padrona, va ad aiutarla nei lavori domestici. Purtroppo, il loro amore dura poco siccome Fede deve andare in sposa ad un signorotto lontano dal Pavaglione. Dopo la morte del padre, Agostino torna, finalmente, a casa e può iniziare a lavorare la sua dura terra. Agostino al termine del racconto sente la madre che stava pregando fuori casa, sul primo filare della vigna, e percepisce la tristezza della mamma quando sente che le preghiere erano rivolte al fratello minore, Emilio, che morirà presto e poi si rivolgerà a Dio per pregare per Agostino che rimarrà solo. “Non chiamarmi prima che abbia chiuso gli occhi al mio povero figlio Emilio. Poi dopo son contenta che mi chiami, se sei contento tu. E allora tieni conto di cosa ho fatto per amore e usami misericordia. E tutti noi che saremo lassù teniamo la mano sulla testa di Agostino che è buono e s’è sacrificato per la famiglia e sarà solo al mondo.”. Il tema della madre è toccante e commovente. “La malora” è certamente l’opera più rappresentativa di Fenoglio, e come appare sempre più evidente con il passare degli anni, una delle opere più valide della stagione Neorealista.

Marco Maroglio 3^A