Beppe Fenoglio passa nella città natale, nelle Langhe, quasi tutta la vita. Durante le seconda guerra mondiale partecipa attivamente alla Resistenza. All’indomani della guerra incomincia l’attività letteraria ispirata alla sua esperienza di partigiano e alla realtà contadina della sua terra dedicandovi ogni momento lasciatogli libero dall’impegno in un’azienda vinicola.Profondo conoscitore della letteratura anglosassone, elabora uno stile originale, di intensa espressività, mescolando diversi registri linguistici. Tra le sue opere ricordiamo le raccolte di racconti “I ventitré giorni della città di Alba” (1952), “Un giorno di fuoco” (1963) e i romanzi “La malora” (1954), “Il partigiano Johnny” (1968).
Fenoglio racconta attraverso gli occhi, ora quelli del bambino, ora quelli dell’adulto, con un’imperturbabilità che non concede niente alla poesia o all’abbandono, un’ epica della quotidianità, priva di lirismo, ma intensa.. Un giovane ragazzo si getta in un gorgo, un uomo disperato uccide i parenti, una bambina viene venduta ad un matrimonio infelice e non maturerà mai, un parroco vive la sua vocazione in modo torbido; eppure la densità emotiva di queste vicende sembra lasciare indifferente la scrittura.Uomo del Piemonte, dalla raffinatezza del cittadino e dalla sobrietà della campagna, narra, con acceso realismo, i sotterranei movimenti della vita umile, i colori della guerra e delle guerriglie, l’ignoranza focosa e sanguigna del popolo, gli ingenui entusiasmi; tutto fa novità in mezzo al silenzio delle Langhe, “noi abituati a veder sempre e solo il nostro parroco e il Podestà di Niella.”… . La seconda guerra mondiale è entrata nelle ossa e non ne è più uscita; tuttavia nessuno sembra annichilirsi nella malinconia o nella disperazione. Il lavoro dei campi, le faccende domestiche, le chiacchere davanti ad una gazosa, le “cerimonie” di ogni giorno, proseguono senza compiacimenti di nostalgia, grazie ad una visione della vita ironicamente disincantata. Fenoglio ha la capacità di partecipare alla vita e all’umanità, senza però lasciarsi imprigionare dal senso di pietà o dalla compassione; forse un dono spirituale della sua terra, dura e difficile e nello stesso tempo vissuta e dolorosa.
Andrea Calvo, Marco Revello, Davide Morlino, Samuele Bottasso e Daniele Piantino classe 4^A
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