Simone Weil, in soli 34 anni di vita, ci ha lasciato l’esempio di una vita vissuta in pieno incurante dei limiti imposti, soffrendone, ma non lasciandosene fermare, se non dall’unico di essi davvero insormontabile: la morte. La filosofa, scrittrice e mistica francese nacque il 3 febbraio 1909 a Parigi e morì il 24 Agosto 1943 nel sanatorio di Ashford, vicino Londra, a causa della tubercolosi.
Un fisico gracile ed una salute cagionevole caratterizzarono questa straordinaria donna che pagò il prezzo delle sue idee sperimentandole direttamente sul proprio corpo, provocando probabilmente una morte prematura. La sua strada fu sempre in difesa degli ultimi, in lei era come se nulla potesse opporsi a questo. Le sue teorizzazioni non nacquero semplicemente dalla mente, ma dalla esperienza diretta. Se voleva parlare della condizione operaia, della guerra e di Dio doveva vivere tutto questo. Il suo corpo di donna provò gli stenti della vita degli operai andando a lavorare per scelta, per otto mesi nel 1934, nelle fabbriche metallurgiche di Parigi ed in seguito, nel 1936, fece esperienza della guerra civile spagnola unendosi come volontaria agli anti-franchisti. La sua complessa figura, accostata in seguito a quelle dei santi, è divenuta celebre anche grazie allo zelo editoriale di Albert Camus, che dopo la morte di lei, ne ha divulgato e promosso le opere, i cui argomenti spaziano dall’etica alla filosofia politica, dalla metafisica all’estetica, comprendendo alcuni testi poetici.
Zanni Alexia, Palladini Mattia, Falco Filippo 5^A
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