Quando beviamo il caffè, non pensiamo alla trafila complessa che lo porta sulle nostre tavole: spesso, però, è un percorso costellato di sangue ed ingiustizie. I piccoli produttori sono sfruttati e sotto-pagati dalle multinazionali: in Colombia i produttori di caffè hanno inaugurato una forte protesta, insieme ai contadini, ai camionisti, agli allevatori ed agli operatori sanitari.
Queste proteste hanno causato un morto e decine di feriti: il Presidente colombiano (Juan Manuel Santos) ha tentato di neutralizzare lo sciopero, però non è riuscito a soffocare la protesta, che è stata sostenuta da tutta la popolazione. Lo striscione “Siamo tutti contadini!” svetta in ogni città della Colombia, dove si moltiplicano i cortei: finalmente, dopo tre settimane, il Governo ha accettato di sedersi e negoziare il “Patto nazionale per lo sviluppo agricolo e rurale”. Fonti ufficiali del Governo sostengono, comunque, che la popolazione non ha aderito alla protesta: il Ministro dell’Interno ha ammesso soltanto che ci sono “alcune difficoltà” nei quattro distretti più conflittuali, che sono Arauca, nel nord est, Boyacà, nel centro, Putumayo, nel sud, e Narino, nel sud ovest. L’episodio più grave si è verificato sulla strada che collega la capitale, Bogotà, a Tunja: nelle prime ore dello sciopero, un uomo che viaggiava in moto è morto dopo essere stato colpito da gas lacrimogeni lanciati dalla polizia, che gli hanno fatto perdere il controllo del mezzo. Ora ci si auspica che venga al più presto adottata una soluzione pacifica, che garantisca ai contadini i loro diritti: siamo tutti chiamati, comunque, ad una maggiore consapevolezza circa il percorso di un bevanda comune come il caffè.
Faroppa Marco 3^ D
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