La tecnologia è neutra, tutto dipende da come la si usa. Siamo sicuri? Intorno a questo tema si è sviluppato il percorso della lezione/conferenza tenuta il 09/11/2023 dal prof. Walter Franco, docente di Ingegneria umanitaria e tecnologie per lo sviluppo sostenibile, presso il Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale del Politecnico di Torino Politecnico di Torino agli studenti delle due quinte del corso meccatronica del nostro Istituto.
Se l’obiettivo della lezione era introdurre delle tecniche ingegneristiche per la progettazione di macchine, integrate nel contesto sociale e culturale delle comunità che le utilizzeranno, gli studenti sono rimasti colpiti dall’approccio non solo tecnico ma anche umanistico (con passaggi di letteratura, filosofia, sociologia ed intermezzi musicali), che il prof. Franco ha seguito nelle quattro ore di lezione svolte.
Spunto iniziale è stato il resoconto di una attività effettivamente svolta sul campo da parte del prof. Franco e dei suoi collaboratori dell’AMa LAB (Appropriate Machines Laboratory) per la progettazione e realizzazione di una macchina a supporto dell’attività di coltivazione delle vigne nella Val Tanaro nel Comune di Ormea. Partendo dalle peculiari condizioni orografiche e ambientali, storiche e culturali del sito sono state prese in considerazione diverse possibili soluzioni, dal robot quadrupede, alla forza motrice animale, fino a differenti sistemi di trasporto e sollevamento. Per ciascuna soluzione sono state evidenziate le potenzialità, il costo d’investimento, il costo energetico e di mantenimento, l’impatto socio-culturale, sollevando così una serie di interrogativi che hanno immediatamente chiarito che non esiste mai una soluzione tecnica unica ed obbligata, ma che ogni tecnologia ha un impatto e delle conseguenze su chi la userà.
Dopo aver attivato l’attenzione degli studenti, il relatore ha offerto ulteriori spunti di approfondimento e di metodo, spaziando dal filosofo Ivan Illich, al confronto dei sistemi di mobilità urbana secondo una valutazione sistemica, all’ascolto della canzone “All you can eat” della band torinese “Eugenio in Via di Gioia”. Il professor Franco ha anche evidenziato che l’evoluzione della tecnica (così come l’evoluzione delle specie animali) non è un processo lineare ma ramificato con tecniche che pur considerate superate (estinte continuando con il parallelismo darwiniano), possono oggi essere recuperate, ibridate in un approccio sinergico con altre nuove tecnologie, anche per far fronte alla nuova sensibilità ed urgenza dettata dall’obiettivo della sostenibilità ambientale (paradigmatico il caso della mobilità con motori a combustione interna nei confronti dei motori elettrici). E’ così emerso il paradosso di una società sempre più meccanizzata, fondata sul mito della crescita, condannata a creare sovrapproduzione, che genera a sua volta nuovi bisogni, con il miraggio di far risparmiare tempo che poi non si sa come occupare.
In questo contesto sempre più complesso occorre quindi che il progettista non si limiti ad una progettazione che è esclusivamente ottimizzazione e razionalizzazione dello stato dell’arte, ma deve lavorare per individuare nello specifico scenario in cui opera, la tecnologia più appropriata.
La parte finale della lezione si è così sviluppata attraverso ulteriori esempi concreti di progettazione appropriata. Sono state analizzate soluzioni per la meccanizzazione agricola in contesti rurali o con orografia complessa (ad esempio una macchina per raccogliere lo zafferano, o un’attrezzatura portatile per trebbiare il frumento in ambienti montani), così come una pressa-per paglia detta Anpil Pay (serve per costruire edifici in paglia, utilizzata ad esempio ad Haiti, con il vantaggio, oltre alla sostenibilità, anche di una maggiore resistenza ai terremoti rispetto al cemento armato di vecchia generazione), ed anche una pressa per terra, la Float-Ram, per creare mattoni compressi in terra cruda (Il progetto nasce in collaborazione con l’associazione torinese “Mattone su mattone”, e prevede una pressa bidirezionale che comprime manualmente, con la forza di una tonnellata circa, terra con argilla, sabbia, limo e una piccola percentuale di cemento, al fine di rendere il prodotto più resistente alle intemperie – Il macchinario è usato in varie parti del mondo, come la Tanzania, il Burkina Faso, il Brasile).
Attraverso tutti questi esempi gli studenti hanno potuto confrontarsi con casi pratici di applicazione della ricerca della tecnologia appropriata, cioè le tecnologie che rispondono a requisiti psicologici, sociali, culturali, ambientali, economici, di costruzione, uso e manutenzione declinati su scala locale, soluzioni generalmente semplici, efficienti dal punto di vista energetico e rispettose dell’ambiente, mirate all’inclusione e giustizia sociale, e guidate dalla comunità di riferimento.
Al termine dei lavori è rimasta in tutti noi la soddisfazione per l’esito complessivo della lezione/conferenza, che oltre ad essere stata molto apprezzata dagli studenti, ci ha proposto un nuovo, innovativo e consapevole punto di vista, indispensabile per i tecnici che si troveranno ad operare in un contesto lavorativo sempre più complesso.
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